Mare Nostrum

Incontri d'arte


Dopo la mostra di Valeria Cademartori la serie degli incontri continua con Tito Rossini. La lezione dei grandi maestri del Novecento, da Casorati a Carrà, da Moranti a Oppo, è stata lungamente meditata da Rossini, dopo una lenta metabolizzazione del nitore prospettico e della luce della pittura rinascimentale toscana. La quotidianità, vissuta attraverso gli oggetti delle sue nature morte, non ha in realtà niente di semplice: costruita con decisione nello spazio ricreato con meditati rapporti geometrici, si impregna di una elegante e delicata gamma di cromie che sembrano associarsi ad un tonalismo esperito da alcuni pittori vicini alla Scuola Romana, ad esempio Cavalli. L’uso della luce assume in lui valori assoluti, senza riferimento alle ore del giorno. Le figure tridimensionali assumono un colore illuminato dal di dentro, sempre diafano e vengono quasi svuotate del loro peso specifico. I suoi muri intonacati a calce, i tratti di un mare sempre calmo ed azzurrissimo ci fanno calare in quel senso di lieve inquietudine tipico della Metafisica. Ma dove tutto appare semplice e naturale non manca anche un accentuato simbolismo: come quando il lembo di una candida tenda sollevato da una brezza improvvisa non può non rammentarci il Beato Angelico in una delle sue annunciazione. Quasi completamente assente dalla sua pittura è l’ingombro della figura umana, certamente non casuale. E’ come se la genuinità del narrato avesse bisogno di affrancarsi dalle elucubrazioni celebrali per esaltarsi invece in una dimensione dove tutto si quieta nel godimento dell’essenziale. Dove il lieve turbamento iniziale della realtà osservata si dissolve nella serenità della pacificazione.

Antonio Finelli



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